Quattro secoli con i miserabili e i poveri a Cotignola (03/10/2017)

"Cotignola, dal dominio estense all'unità d'Italia”

Una ricerca di Giordano Dalmonte, pubblicata da Longo Editore Ravenna, con il contributo di Primola e del Comune di Cotignola.

Quattro secoli (1500-1800) di vita sociale ed economica del nostro paese, sconosciuti ai cotignolesi: i governi, i poteri politici, l'amministrazione della giustizia, i lavori, l'organizzazione agricola, le carestie, le epidemie, le inondazioni, le condizioni assistenziali ed igieniche, le epidemie, i preti, le tasse, i morti, i vivi, la demografia, le superstizioni, le osterie, le antiche famiglie, e le vicende di tanti cotignolesi miserabili e poveri.

Per la prima volta i protagonisti sono uomini, donne o intere famiglie che raramente hanno occupato un posto nei libri di storia.

Il libro di Giordano Dalmonte: "Cotignola, dal dominio estense all'unità d'Italia”, edito da Longo-Primola Cotignola, è disponibilie nelle edicole di Cotignola.

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SE AVESSI VISSUTO TRA IL CINQUECENTO E L'OTTOCENTO A COTIGNOLA, COSA MI SAREBBE SUCCESSO?

Ecco alcuni episodi dal libro di Dalmonte, presi come un racconto da bar.

Se ero al mondo l'11 aprile del 1688 sarei stato travolto da un terremoto terrificante con solo sette case ancora in piedi e come se non bastasse, dopo 16 giorni, il 27 aprile, mi sarei trovato dentro l'alluvione del Senio.

Se ero maestro nel 500 potevo “correggere e frustare senza conseguenze penali gli scolari e tutti i loro allievi con lo scopo di istruirli o di insegnar loro il mestiere”.

Se avessi vissuto a Cotignola dal 1634 al 1700 avrei incontrato sei alluvioni del Senio.

Se giravo nelle strade del centro nel 1831 ci trovavo nei cortili degli “ammassi di letame” con un odore nauseabondo impossibile.

Se vivevo in una casa povera dell'inizio dell'800 non c'erano i “cessi”, e le “urine ed ogni altra immondezza era raccolta o nei cortili stessi, o davanti alle abitazioni in buche non mattonate e scoperte”.

Se stavo male nel 700 prima avrei cercato i rimedi della natura, poi mi sarei rivolto a qualche ciarlatano per farmi dare infusi ed impiastri con il segno della croce e un po' di scongiuri ed anatemi, e solo in casi estremi mi sarei rivolto al medico condotto, ma non avrei mai voluto farmi ricoverare in ospedale perchè per me era l'anticamera della morte.

Se chiamavo il Dott Canuto Canuti, medico condotto nella metà dell'800, lui un po' malandato arrivava con fatica a piedi tra strade invernali che erano difficili da percorrere.

Se guardo i registri di battesimo di 3 secoli dal 500 all'unità d'Italia trovo ben 730 figli di NN.

Se avessi vissuto nell'inverno tra il 1854 e il 1855 nell'anno del colera forse avrei saputo di 272 persone morte in cinque mesi.

Se ero madre nel 1700 era normale avere tantissimi figli ed era normale averne uno o due che morivano.

Se fossi vissuto dal 1737 al 1739 forse avrei saputo che 11 vedove si sono risposate, di cui cinque di loro con altrettanti vedovi.

Se nel 700 fossi stato figlio di Ginevra Minardi potrei raccontarti che vita ha vissuto mia madre. Ginevra è rimasta vedova giovanissima con due figli, poi si è risposata a 24 anni con Michele Masotti, con il quale ha avuto 7 figli nell’arco di 14 anni, un figlio ogni due anni. Tre di loro morirono appena nati e un quarto all’età di vent’anni nel 1775, mentre dei due figli avuti nel precedente matrimonio, uno morirà all’età di otto mesi, poco dopo la celebrazione delle seconde nozze della madre.

Se vivevo a San Severo nel 1861 su 84 famiglie 72 erano morte di fame tutti i giorni, cioè povere , poverissime o miserabili.

Se nel 700 chiedevo consigli per il mangiar e vivere sano mi avrebbero detto mangia “roba amara e non lavarti troppo spesso, ma solo gli occhi ogni mattina”, insomma, a dire la verità, lavarmi poteva essere un “vizio” che mi faceva schifo.

Se ero al mondo dal 1838 al 1843 avrei potuto ammalarmi di febbre aftosa, di parotide, di rispola facciale, di pertosse, di scarlattina e di vaiolo, tutte epidemie di quel tempo.

Se vivevo nel 700 avrei assistito a tante di quelle risse in osteria.

Se poi mi vedeva in osteria il padrone mi considerava un villano pericoloso perchè mi lasciavo prendere “tutto il giorno alle imbriachezze, taverne e baccane a giocare perdendo tempo e dinari, bestemmiando Dio e la Madre sua, con i santi del paradiso”.

Se ero un povero antipapalino e facevo a botte con un benestante, era molto più facile che in galera ci andavo solo io.

Se incontravo il cappellano di Barbiano, Don Andrea Melandri, nell'estate del 1813 l'avrei potuto vedere camminare con l'archibugio, come tanti altri cittadini, tutti autorizzati dall'autorità per difendersi dalle aggressioni.

Se mi capitava d'incontrare Luigi Montuschi di Barbiano, il 30 ottobre 1830, forse mi avrebbe detto "oggi sono venuti i ladri e mi hanno rubato 22 tacchini, una tacchina e diverso pollame”.

Se fossi stai un ebreo di Cotignola nel 1598 sarei dovuto scappare a Lugo.

Se eri un giovane povero nell'aprile del 1809 potevi chiedere alla Congregazione un cappello, non tanto per i giorni feriali, quanto per quelli festivi, “come esigge la decenza”.