Alberto ha lo sguardo che guarda da un'altra parte. Faccia da timido, burbero dal gesto buono, il gigante contadino. E' un uomo sui 35/40 anni.
Vive del suo lavoro contoterzista in campagna, a casa con i suoi, e le sue cose sono anche andare al bar e parlare di motori e di trattori.
"S'avut metar una ferrari cun un landini a testa chelda..(cosa vuoi mettere una Ferrari con un landini a testa calda) direbbe lui in quelle discussioni interminabili del bar Senio dove la terra si mescola con la politica, i motori, le patacche e le donne.
Il landini a testa calda è quello di suo babbo, Ettore, che con il landini si è svezzato, con il landini ci ha fatto l'amore, con il suo rombo ci ha costruito l'idea del motore e del suo fascino.
L'anno scorso, all'Arena delle balle di paglia, per preparare la serata del concerto immaginario con il landini andammo a casa sua con il Fisico, Franco, per mettere in moto il Super Landini a testa calda del '42.
C'era lui e suo padre con la tuta.
Era un po' di anni che non lo tirava fuori dal casone.
Ci attaccò la bombola del gas e dopo che la testa del motore fu ben calda, cominciò a girare la ruota del landini, avanti ed indietro, avanti ed indietro, con l'orecchio teso come per ascoltare in che stato di salute fosse. Poi, improvvisamente, con un colpo deciso, gli diede lo scatto finale che lo mise in moto.
Il Fisico si commosse e l'abbracciò come fanno i giocatori di Rugby. Io ripresi il tutto ed è ancora là che non ci ho più guardato.
Suo figlio Alberto, durante il concerto del 2011 con i venti elementi dell'Orchestra Immaginaria, era addetto al trattore. Era il musicista del landini. Si sentiva davvero nel trono, una persona semplice e schiva che si trovava a dare i tempi ad un'orchestra di venti elementi.
Quando glielo chiesi, il suo volto si illuminò di stupore e piacere. E' come mi avesse risposto: "chevat da lë cun stel patac (cavati da lì con queste patacche) e nello stesso tempo "osciadlamadona sbreg" (Osta che sbrago). Quella sera del concerto Alberto e suo padre, entrambi in tuta, furono la cosa più bella ed emozionante, che si prolunga ancora.
Non sto pensando alla musica o al successo della serata. Davvero bella.
Sto pensando ai movimenti lenti e precisi di Ettore, il babbo mite.
Entrambi tesi perché temevano: "e se non si mette in moto?"
Tutti i loro movimenti erano quelli del decollo di un aereo, che non ti puoi sbagliare in nulla, intimiditi dall'Arena piena di gente: il landini doveva mettersi in moto in quel preciso momento.
E il landini come per incanto si mise in moto con l'Orchestra che si sintonizzava con il suo tot tot tot.
Mi ricordo lo sguardo di babbo e figlio. Ettore, il babbo, era più timido e riservato, non faceva vedere il suo orgoglio. Alberto si accese la sigaretta e con il gomito appoggiato al landini, dominò la scena di tutta l'Arena, ed ogni tanto sgassava con il fumo e l'olio che inondavano l'orchestra e la cantante.
“Dai sgassa, sgassa" e lui sgassava, rideva e sgassava, sgassava e rideva e mi diceva: "ades ai dasen una sgaseda", lui gigante buono di un metro 1.85.
Quella sera mi è entrata dentro e continua a farmi sorridere, è la mia pacca sulla spalla.
Nel mese di maggio incontro il Fisico che mi dice:
"Lo sai che è morto Ettore?"
"Chi?"
"Ettore, quello del landini!!"
"Ma valà!'!'!" Non mi è uscito nient'altro che il doloroso stupore della morte.
Ho rivisto Alberto, ieri. Sopra la trebbiatrice enorme che mieteva in un campo di grano, quello da cui dovremmo tirare fuori le balle di paglia dell'Arena 2012.
Alessandro e Franco mi hanno detto: "domani trebbiamo, vuoi venire a filmare?"
Ci sono andato con la telecamerina. Ho ripreso il campo e la trebbiatrice con Alberto su, che quando mi ha visto, senza dirmi niente, è uscito dalla cabina della trebbiatrice per farsi vedere. Un uomo importante sul palco.
Ho chiesto di salire sulla cabina, vicino a lui, intanto che trebbiava, per riprendere dall'alto il campo. Dentro c'è l'aria condizionata, la radio accesa con la musica e il rumore della ruota dei ferri della trebbiatrice che ingoia la paglia.
E' la prima volta che ci vado.
E' bello guardare dall'alto un campo di grano, il colore più bello di questa stagione.
Mi sono sentito felice e anch'io importante. Ad un certo punto Alberto, un personaggio che parla con poche parole e con il corpo, mi ha chiesto: "allora, quest'anno avete ancora bisogno del landini?"
Gli ho risposto con imbarazzo e cortesia: "Non lo so, facciamo altre cose".
Poi ho aggiunto: "ho saputo di tuo padre".
"Ah", con quel vocione duro ma buono mi ha detto: "eh, era lì a sedere a tavola dopo cena, ed è rimasto lì, improvvisamente. Un infarto". Intanto che la trebbiatrice camminava macinando il suo grano, dopo una pausa di silenzio, ha scandito lentamente con il sorriso largo della memoria: "L'anno scorso con il landini è stata una serata grande...più bella di così non si poteva fare". "L'abbiamo messo in moto insieme. Com'era contento!"
"Se n'è andato, - ha proseguito - lui sì che era il vero landinista!!! Sulla sua tomba gli ho messo la fotografia di quella sera con il landini. Cosa dici, ho fatto bene?"
Mario Baldini, 5 luglio 2012