Domenica 7 aprile 2013 ore 8.30
Ritrovo al Bar Capriccio - Castelbolognese (al primo semaforo sull'Emilia, provenendo da Faenza, in angolo a sinistra).
Per informazioni:
Rodolfo 330 822670 - rodolfogaudenzi@libero.it
Camminare in un borgo che non c'è più e sedersi su una pietra per mangiare un panino o una salciccia di città.
Immaginate le voci antiche di questa comunità. Anzi, ascoltatele.
Ma cosa ci proponete? Una seduta spiritica di montagna?
Nooo.
Abbiamo prenotato un hotel felliniano invisibile in un borgo di racconti di montagna.
Il sapere del passato scomparso? Oppure un sogno di comunità del futuro che non verrà mai più?
A parte questo si cammina e si ride.
E' richiesto solo fantasia e curiosità.
Se hai più tempo, puoi leggere tutte le istruzioni dell'escursione, pensata da Primola con Rodolfo e la collaborazione di Domenico e Matteo.
Il resto è quello che puoi aggiungere tu.
LA VALLE DEL TORRENTE ROVIGO
La valle del torrente Rovigo, pur facendo parte del bacino idrografico del fiume Santerno, ricade in parte nel territorio giuridico del comune di Palazzuolo sul Senio.
Attraverso il Passo della Sambuca (m.1060 s.l.m.) si passa dalla valle del Senio a quella del Rovigo, in un ambiente oggi quasi completamente rinaturalizzato dove le faggete ad alto fusto si sono riappropriate di quasi tutto il territorio dell’alta valle.
Ma fino a qualche decennio fa c'erano case, mulini, sentieri, castagneti (nella media e bassa valle), campi coltivati, pascoli e i boschi erano tutti "ceduati", cioè gestiti con periodici tagli per la produzione del carbone.
Oggi molti boschi sono stati convertiti ad alto fusto, dando una parvenza più naturale all’ambiente, ma se osserviamo con attenzione possiamo trovare le piazzole delle carbonaie, i campi e i pascoli invasi da ginestre e felci o rimboschiti con conifere, le mulattiere selciate, i muri a secco ma soprattutto le numerose costruzioni o ruderi di case, mulini, essicatoi, capanni ecc..
Sono le tracce della comunità che abitava queste montagne e che sfruttava, curava e presidiava questo territorio in modo, oggi diremmo, “sostenibile”, modellando un paesaggio ormai scomparso.
La nostra escursione va proprio alla ricerca dei vecchi insediamenti (alcuni ristrutturati) e dei ruderi rimasti.
"La buona architettura ha una buona rovina".
E’ vero, quando viene utilizzato materiale raccolto, estratto e tagliato poco più in là, cercando semplicemente essenzialità e funzionalità, il “costruito” diventa parte integrante dell’ambiente naturale e non impatta negativamente, ma arricchisce il paesaggio.
E quando una casa diventa un rudere, tutto torna alla natura: legno e roccia.
Esiste una differenza tra “coscienza critica” propria dell'”architettura” e “coscienza spontanea” propria dell'edilizia minore.
Queste case di montagna non hanno niente di “architettonico” o di ricercato, ma portano in sé la fatica, la conoscenza e i saperi di tante generazioni, che sono stati tramandati spontaneamente, senza progetti né trattati. Per questo motivo, questi “saperi” del costruire, rischiano di essere perduti, dimenticati… è un po’ come succede per il dialetto. Il rapporto che c'è tra questa architettura povera “spontanea” e l'architettura "critica", è lo stesso che c'è tra un dialetto e una lingua: il primo non possiede letteratura, si impara spontaneamente e proprio per questo rischia di essere dimenticato.
IL NOSTRO ITINERARIO
Difficoltà del percorso E (escursionistica).
Il nostro itinerario toccherà gli insediamenti diroccati di Pian di Rovigo, Val Cavaliera, Cà di Vestro (sede del comando della Brigata Partigiana 36° Garibaldi nel '44), Altello e l'agglomerato di Pian dell'Aiara.
Passeremo dal vecchio podere "i Diacci", oggi trasformato in rifugio, dove, se aperto, potremo prendere un caffè o una grappa. Il pranzo però lo faremo al sacco!
Se le condizioni del sentiero lo consentiranno, raggiungeremo anche il Mulino dei Diacci passando dalla spettacolare “cascata dell’abbraccio”. Il mulino, immerso nella faggeta, sta sulle sponde del torrente Rovigo; è ristrutturato anche se, ovviamente, non più in funzione.
COSA CI VUOLE
Prima di tutto fantasia e curiosità.
Allenamento alla camminata, calzature ed equipaggiamento adeguati (scarponi da trekking – K-way e un cambio di panni da tenere in macchina)
Ognuno dovrà portare il proprio pranzo al sacco, ma un salame e una bottiglia di vino per il gruppo sicuramente non mancheranno.