Il Campo dei Miracoli è un percorso d’arte ambientale, ma forse ancora prima è uno stato d’animo, un sentimento di attesa che prende forma nel momento in cui un uomo una donna o un bambino inizia a percorrere la strada sterrata che lo conduce nel cuore del Festival, dove si apre l’arena delle balle di paglia.
Tra i campi e i frutteti, tra le vigne e sotto la luna di Luglio, inventiamo assieme una storia di immagini. Diamo ascolto agli spiritelli del luogo. Apriamo una cava per estrarre sorprese dalla terra e dall’aria.
Cosa ci raccontano queste decine di tonalità di verde, queste acque incanalate o libere, queste case affettuose di mattoni, ruvide, calde, modeste?
Nel campo dei miracoli ci sono strade segrete, ognuno si cerca la sua, ognuno va alla ricerca di un’opera d’arte che lo renda felice o che lo faccia piangere, ognuno rincorre un sentimento odoroso, ognuno incontra d’un tratto cose mai viste.
Si scopre che gli artisti nel campo hanno acchiappato sogni, hanno riportato a casa ricordi che si erano persi, hanno risuscitato materiali belli e sepolti da tanto tempo, hanno rifatto la faccia a qualche muro che a furia di stare diritto in mezzo al vento era diventato troppo grigio.
Miracolo! Molte opere hanno il corpo che sembra nato da ciò che cresce nei campi stessi, altre invece se la ridono dei materiali tradizionali e hanno addosso un po’ di quelle cose che in genere la gente butta via.
Il Campo dei Miracoli è questo, stupore e pensieri dell’arte che servono a tutti e tutti se ne possono servire, basta solo avere occhi per toccare, mani per vedere, gambe per pensare, testa per volare.
NEL NOSTRO CAMPO:
C'è l'Astronave delle balle di David Loom e Matteo Scaioli che scende nell'Arena.
Ci sono la musica e la danza che escono dalla campagna.
Ci sono le Lune di Primola che camminano sull'argine del Senio.
C'è la Barca Elena di Manolo Benvenuti, realizzata con la collaborazione di Quelli di Primola e di tanti cittadini.
Ci sono gli affreschi del Cubo di paglia che Gonzalo Borondo dipingerà nei giorni dell'Arena.
C'è il Museo Fiume di Massimiliano Fabbri nella Casa Belvedere.
Ci sono i Mattoni dolci di Sabrina Foschini che raccontano una storia, nascosti nel fienile Belvedere.
Ci sono i Confini di Giulia Dall'Olio, che incorniciano il Canale.
Ci sono le Stelle Terrestri di Juliano Dhembi, che vi accompagnano all’Arena.
C'è la Casa delle immagini nel boschetto delle acacie.
C’è il Sipario delle Memorie lasciate al vento di Giulia Cesari, che apre e chiude il Campo dei Miracoli.
Ci sono le lucciole delle biciclette che corrono nelle carraie, e un gran coro della vita diretto dai contadini della terra.
C'è la narrazione che parte dalla campagna e arriva non sappiamo dove, e questo è quel che ci piace di più.