Foto di Enrico Montanari
Le memorie del fuego su bracieri di canne arrampicati sull'aria di Oscar Dominguez.
L'essenzialità poetica di 5 pali bianchi d'acacie sull'argine del Senio si colora con un gioco surrealista ed immaginario di un fuoco - dove il fuoco non può esistere. Bracieri che accendono una memoria antica, il ricordo del mito e del suo racconto attorno al fuoco la notte.
Memoria e ricordo che si alzano nel cielo della paglia in un'arena felliniana.
Foto di Gianluca Tancredi
Esso, videoinstallazione di Carloni-Franceschetti.
Una camicia appesa e ancora sgocciolante.
Una camicia bianca potrebbe essere il negativo di una camicia nera.
Finestra di Casa Belvedere
"Le immagini e i suoni su cui lavoriamo oscillano in un tempo indeterminato. Siamo attratti verso quelle visioni che escono dal nulla, poggiano sul vuoto, si attardano nel parallelismo veglia-sonno, vita-morte, e riflettono la loro provenienza dal mondo del negativo, della non esistenza. Siamo sempre più smarriti dentro una vuota e violenta eternità. Il nostro lavoro è una riflessione sui processi della visione che per raggiungere la coscienza necessitano di una lunga incubazione".
Intrecci di canapa che filano con il fato di Laura Rambelli
Golena dei poeti
“I fili del telaio,“corde amuleto”, sono connesse alla tessitura del fato. La vita è strettamente collegata agli intrecci. Per questo continuiamo a rappresentarli e a intrecciare e tessere fili e incontri.”
Laura Rambelli àncora il suo lavoro ad una sorta di universo matriarcale, un filo sottile che lega a livello energetico tutte le donne del mondo.
Racconta attraverso le sue opere la posizione delle donne e delle madri, che, seppur legate alle attività tradizionali, superano i confini da un lato e resuscitano i rituali arcaici dall’altro.
L’installazione di grandi fusi, nella Golena dei Poeti, metaforicamente, mantiene teso il filo rosso che lega il suo lavoro alla “grande opera” che la donna, in stretto contatto con il “grande mistero”, continua a tessere durante tutta la sua vita, generando, trasformandosi, guardiana della nascita e della morte.
Foto di Enrico Montanari
La Meridiana dell'ora dell'Arena di Rodolfo Gaudenzi
C'è una Meridiana nel CER che indica l’ora locale dell’Arena, svincolata dalle convenzioni imposte dai fusi orari e dall’ora legale. All’interno di ogni fuso orario tutte le località assumono l’ora del meridiano centrale ignorando le ore locali.
Oggi, tra il 13 e il 18 luglio, l’ora di un orologio segna, rispetto all’ora reale dell’Arena, 1 ora e 18 minuti in più (1 ora per via dell’ora legale, 12 minuti fissi per via della longitudine, 6 minuti circa per l’equazione del tempo).
"Ma quanto tempo è che abbiamo incominciato a camminare? Mi sembra che tutta la mia vita sia questa notte"
Ivo Salvinì (Roberto Benigni) – “La voce della Luna”
Foto di Enrico Montanari
La stanza con un cielo di spighe di Stefano Brienza
In fondo all'Arena segui un sentiero di luci
E' come fosse un campo di grano che guardo sdraiato nella stanza da letto.
Un viaggio onirico che cerca una linea di fusione tra cielo e terra, una strada rovesciata che accende il sentimento del giallo e dell'oro, un omaggio dell'uomo alle stelle e alla natura tutta.
Uno stupore che nasce guardando il cielo.
Foto di Enrico Montanari
Campestre - Esterno notte
Reliquiario agricolo tra nebbie e pallori felliniani di Claudio Ballestracci
Soundscape di Marco Pandolfini Keeno
A Casa Ercolani
Il volano della grande macchina messa in campo da Fellini sembra continui a girare ininterrottamente. Una macchina generatrice di immagini ricche di terminazioni smaglianti che trovano dimora negli anfratti della casa di Ercolani. Ma sono solo tracce, indizi per approntare un cantiere effimero, un teatrino sbilenco puntellato da nebbia e poco altro. Gli oggetti che affollano le stanze del vecchio cascinale si caricano di elettricità, si ridestano per qualche notte, dentro una specie di piccola Cinecittà agricola e campestre.
"Spesso mi capita di essere fulminato da immagini che scoppiano in un silenzio assoluto davanti alla mia faccia. Lì per lì non te ne rendi conto, ti sembra di non aver visto niente, ma dopo un po’ hai come il ricordo che è successo qualcosa, che hai visto qualcosa e rimani stranito e perplesso a cercare: cos’era? E da dove viene?"
Federico Fellini
Riferimenti
La citazione di Federico Fellini è tratta da “Fare un film” (1980), Giulio Einaudi Editore.