Venerdì 31 gennaio ore 21, Cinema Sparaguaj Teatro Binario
BRAZIL
di Terry Gilliam, 142 minuti
Trailer
Un film capolavoro di fantascienza del 1985.
Cose sparse su Brazil
Che cosa è?
"Brazil", terza opera da regista di Gilliam, è una immensa lezione di talento visionario, un commovente lavoro di satira sulla società contemporanea e un ammonimento sinistro e quanto mai indovinato sui rischi di un futuro non troppo lontano. È una commovente e lacerante storia di amore impossibile, una irraggiungibile avventura che esalta il potere del coraggio e della coerenza. È, insomma, nonostante le critiche e le diffidenze che lo accompagnarono al momento della sua uscita, una delle pietre miliari degli anni 80.
In un futuro orwelliano (anche se il film non è esplicitamente tratto da 1984), un mite impiegato che lavora per il Ministero dell’Informazione incontra la ragazza che da tempo vede nei suoi sogni. Potrebbe essere un angelo o una terrorista, ma a Sam non importa. Schiacciata da scenografie barocche e labirintiche, immersa nell'incubo paranoico del controllo e della mostruosità consumistica, una delle rappresentazioni più visionarie del nostro futuro, dove lo humor surreale dei Python e dei disegni di Gilliam s’intreccia con una malinconia disperata.
Da cinematografo
"E' un film pieno di programmazione e di tecnologia. Se difetta sul piano della unitarietà è composto di parti, momenti ed episodi che belli lo sono tutti per incisività, estro e fattura." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 99, 1985
Da Museo Nazionale del Cinema Torino
Sulla scia di 1984 di George Orwell e con l’opera di Kafka bene in mente, l’ex Monty Python Terry Gilliam realizza un film sorprendente sia nella struttura drammaturgica che in quella visuale. La storia è ambientata in un futuro in cui la burocrazia ha preso il sopravvento in ogni attività dell'uomo e, combinata al cinismo spietato dei potenti, uccide i pochi che ancora riescono a sognare. Gilliam racconta la paradossale epopea dell'impiegatuccio Sam Lowry - sereno e pacifico nella propria rassicurante mediocrità tanto da opporsi risolutamente a ogni promozione - il cui tran tran quotidiano viene turbato da un errore burocratico che lo trascina in uno stupefacente vortice di avventure. Un potente incubo metropolitano costellato di frammenti onirici degni del miglior Federico Fellini (il titolo pensato per il film, in origine, era 1984 & ½ in omaggio all’opera di Orwell e del maestro riminese) e abbondantemente cosparso del più tipico humor inglese targato Monty Python.
Onda cinema
La carriera di Terry Gilliam è sempre stata costellata da intoppi e problemi burocratici. Celebre è il suo rapporto burrascoso con le case di produzione, con quelle major hollywoodiane che hanno sempre cercato di "normalizzare" i suoi film, giudicati troppo lontani dal gusto del pubblico mainstream. Tra fallimenti, rovinose cadute e straordinarie intuizioni, l'ex Monty Python, unico americano nel collettivo comico inglese, non è mai retrocesso di un millimetro dalle sue convinzioni, non ha mai abdicato alla sua missione, quella, cioè, di costruire un cinema che esaltasse il potere dell'immaginazione e della fantasia, che non accettasse compromessi al ribasso sulle sue potenzialità visive o narrative.
Diciamolo con decisione: "1984" di George Orwell non c'entra assolutamente niente, è solo un modello ideale cui Gilliam si è ispirato. Laddove lo scrittore creava un mondo futuro ambientato in una realtà distopica e incentrato sulle conseguenze di una riflessione politica, l'occhio del cineasta americano lascia il profilo sociale a fare da sfondo a una vicenda più intima, più calorosa di quella del romanzo. È la perdita di importanza dell'individuo in quanto persona capace di sognare, decidere e agire che è al centro della narrazione.
Filmalcinema
Opera visionaria dove probabilmente si vede all’opera il miglior Terry Gilliam che dirige con talento onirico una vicenda in bilico tra Kafka e Orwell: la lotta di un umile impiegato contro il colossale sistema burocratico che sottende ai destini umani e ne governa le vite, i pensieri, le volontà. Nel cast anche un sorprendente Robert De Niro, difficilmente individuabile nel ruolo di un idraulico dissidente e capo della Resistenza anti-sistema.
Nessun lieto fine purtroppo, solo verità spogliata di ogni componente positiva. Resta una pellicola da vedere, anche solo per prendere coscienza di quello che ci rende umani e di quanto anche le nostre emozioni negative, il dolore, la sofferenza ci rendano umani e vadano quindi non solo accolte ma a volte addirittura cercate.
Terry Gilliam
(Minneapolis, Usa, 1940) si è laureato in scienze politiche all’Occidental College di Los Angeles e ha poi lavorato come illustratore animazione. Nel 1967 si trasferisce a Londra e due anni fonda con gli inglesi Terry Jones, Michael Palin, Eric Idle, John Cleese e Graham Chapman il famoso gruppo comico Monty Python. Autore delle illustrazioni animate dei lavori del gruppo, talvolta che interprete, è apparso nella serie televisiva Monthy Python's Flying Circus, ha co-diretto il primo film del gruppo, Il sacro Graal (1975), e prodotto il cortometraggio The Crimson Permanent Assurance, presentato come apertura dell’ultimo film finale del gruppo, Il senso della vita Life (Grand Prix Spécial a Cannes nel 1983). Ha poi avviato una lunga e apprezzatissima filmografia da regista, con film come I banditi del tempo (1981), Brazil (1985), Le avventure del Barone di Munchausen (1988), La leggenda del Re pescatore (vincitore nel 1991 del Leone d’argento alla Mostra di Venezia), L’esercito delle 12 scimmie (1995), Paura e delirio a Las Vegas, presentato in concorso a Cannes nel 1998, imponendo un immaginario fantasioso e folle, al confine tra cinema, animazione, fantascienza, distopia, magia, allucinazione… Nel 2011 ha debuttato come regista d'opera con La Damnation de Faust all'English National Opera.