Caro Senio, quest’anno non possiamo camminare sul tuo argine. Con te abbiamo fatto l’amore, con te abbiamo vissuto la paura.
Come facciamo a non volerti bene, noi che siamo cresciuti sulle tue rive? A te, fiume, che vai «al mare ignoto dall’ignoto monte», con i papaveri rossi, il mistero, la bellezza, l’avventura, e con la memoria dell’angoscia dei paesi e dei campi allagati.
Siamo un po’ confusi con questi sentimenti della Romagna.
Proviamo a trasformarli in paglia nell’Arena di quest'anno, per restituire gioia.