Vedo in lontananza, in un pomeriggio d’Arena, un signore anziano, con rughe da vecchio e lo sguardo da bambino, che si aggira appoggiato su un bastone mentre si guarda attorno.
Mi si avvicina e mi dice: “a snucsegna ancora?” (Ci conosciamo ancora?)
Dopo un attimo di smarrimento, lo riconosco. E’ Carlo, di Pizza Hollywood di Godo!
Faccio un salto di gioia. “Carlooo. Ma sei tu?” Mi assale una gioia, come avessi incontrato il protagonista di “Una storia vera” di David Lync, un 73 enne che decide di attraversare l’America per andare a trovare il fratello che non vedeva da una vita.
Si guarda attorno e mi ripete con due occhi di stupore: “ma questa è una favola. E’ una cosa indescrivibile. Credevo fosse bella, ma non me l’aspettavo così”.
“Mo, mo, mo, non ho mica parole – prosegue - guarda questa capanna (Il Paratàj), quant’è bella?” Poi si sposta con gli occhi sulla cupola di canne di bambù: “fata roba, fata roba”. Guarda la distesa delle balle, l’argine del fiume e tutto il paesaggio dell’arena e mi ripete come un mantra: “ma questa è una favola, questa è una favola” e ride con la gioia che illumina il suo volto scavato.
Il sole batte e il suo sguardo si nutre di tanti “ooh, ooh”, così spontanei e sinceri, che me li trasmette dentro, come fosse la prima volta anche per me.
Tutti questi anni trascorsi a fare l’Arena, mi hanno immerso in un mio mondo che spesso è fatto di cose da fare. Lo stupore del luogo mi salta fuori alla notte quando da solo o con pochi amici mi abbandono alla vita.
Carlo è allegro e curioso, viene spontaneo fargli da guida dei sogni. Lo porto davanti alla Bocca del bosco di Matilde, gli spiego chi è Matilde, come l’abbiamo incontrata, gli canto la canzone di Matilde che corre…, con l’aria rubata ad Alice di De Gregori. Lui sta fermo, appoggiato al suo bastone, a guardare questa bocca di canne di erbe palustri con il viso di un vecchio che vede un miraggio. Lo faccio entrare, dalla bocca nera, dentro il bosco dove gli si apre un piccolo rifugio di acacie.
Si guarda attorno, in un piccolo salotto del “piacere di star solo”, guarda al cielo e al retro della bocca e con un’espressione di meraviglia, indescrivibile, muovendo le mani in alto e in basso, ripete: “fata roba, non l’ho mai visto una cosa così bella e commovente. Non la possono capire tutti”.
Lo conduco alla capanna di Dem. Entriamo dentro, io e lui, separati dal mondo, guardiamo fuori dalla finestrella rotonda, e gli dico: “questa è la capanna per fare l’amore”. Guarda tutti gli intrecci dei sarmenti e delle canne e sente quell’intimità della vita che ti svela un bello inaspettato, e come fosse l’ultimo desiderio, con una voce innamorata, mi dice: “come sarebbe bello fare l’amore qui”.
Alla fine gli chiedo: “Torni all’Arena, di notte?” “Sì, ci vengo senz’altro”.
Carlo, di Hollywood Pizza, è un personaggio. Ha vissuto 10 anni in America, è ritornato nella sua pizzeria di Godo, con la stufa a legna al centro, ed io ho avuto il privilegio, grazie a Matteo che me l’ha fatta conoscere, di mangiare con amici ed Ilva dentro questa pizzeria di poesie, in alcune serate memorabili.