Novantadue chilometri di storia (07/04/2017)

Gli uomini, i governi, gli eserciti e le piene passano; i fiumi no, restano lì, perenni, a trattenere le storie che si svolgono intorno a loro, a mormorare di continuo sulle vicende che conservano.
Accade così anche per il Senio, Simnium o Sinum per gli antichi romani, ultimo affluente di destra del Reno, che congiunge le aspre colline fiorentine del Poggio dell’Altella (a circa a 900 m.) presso il Monte Carzolano (m. 1175) alle basse piane alluvionali del Ravennate, in prossimità delle Valli di Comacchio.
Novantadue kilometri di ripido percorso, di cui 76 in provincia di Ravenna. Dieci comuni attraversati: Palazzuolo, Casola Valsenio, Riolo Terme, Castel Bolognese, Solarolo, Lugo, Cotignola, Bagnacavallo, Fusignano e Alfonsine, lungo due segmenti ambientali completamente diversi, prima di gettarsi nel Reno, vicino alla Casa del Diavolo.
Prima del ‘500 spandeva le sue acque nella grande Valle del Passetto.
Poi nel 1537, con la Bonifica Clementina, fu indirizzato, attraverso il territorio Leonino, nel Primaro, in località Madonna dei Boschi.
Ma nel 1607 “il pontefice Paolo V ordinava che il Senio fosse divertito, ed incassato fin entro la valle [del Passetto] per modo che non potesse interrire i condotti di Bagnacavallo”.
Il XVII è il secolo delle “Piccola glaciazione” ed il conseguente aumento delle piogge sulla Pianura Padana si traduce in frequenti ondate alluvionali, così che… “le strabocchevoli piene del Senio avendo rotto nel 1632 il sinistro argine tre miglia inferiormente a Fusignano le acque si formavano un nuovo alveo in mezzo a valli e campi, e con tortuoso giro andavano a perdersi nelle valli Bresciane in un fondo detto la Bassa. Questo nuovo corso del Senio è quello che oggi chiamasi Fiumazzo. I popoli danneggiati dal furioso straripamento portarono molti e replicati ricorsi alla congregazione delle acque in Roma, la quale nel 1662…ordinava si chiudesse la rotta, ed il Senio si rimettesse nelle Valli di Savarna, secondo l’antico suo alveo”.
Ricondotto nel Primaro nell’anno 1674, il Senio conobbe ancora per un secolo esondazioni e cambi di percorso.
Nel 1687 per interrimenti successivi si aprì da sé una nuova via tra Le Alfonsine e la valle del Passetto, finché nel 1780 con il piano di padre Lecchi fu avviato il drizzagno dell’Umana ed il Senio definitivamente incanalato nel Reno, all’altezza del Magazzino dei Frati.
Alla fine dell’Ottocento l’ing. Emilio Rosetti lo definiva uno dei più tristemente celebri in Romagna per le varie battaglie, succedute sulle sue sponde, specialmente al ponte di San Procolo, ove taglia l’Emilia.
A volte si trattò di semplici contese per i confini, come quelle tra faentini e bolognesi nel XII e nel XIV secolo; più spesso furono due opposte visioni del mondo a scontrarsi lungo le sponde del Senio.
Accadde così nel 1275, fra Ghibellini forlivesi e Guelfi bolognesi, poi il 2 febbraio 1797 fra i soldati di Napoleone (fanteria e cavalleria dell’Armata francese affiancate da volontari lombardi e cisalpini) e le malandate truppe papaline, che in poco tempo si dispersero o ripararono in Faenza, consegnando di fatto al futuro Imperatore il dominio di Bologna, Ferrara e delle Legazioni romagnole.
Ma furono soprattutto gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale in Italia a vedere il Senio per quattro mesi come il confine più settentrionale fra i territori a Nord occupati dai tedeschi e quelli del Centro-Sud liberati dagli Alleati. La guerra sostò lungo il Senio, nel tratto fra Riolo e Alfonsine, dagli ultimi giorni del 1944 fino al 10 aprile 1945, distruggendo interi paesi, devastando le colture, gli impianti e provocando la morte di migliaia di civili. Durante quei mesi si avvicendarono, in quel breve tratto strategico, soldati canadesi, polacchi, indiani, nepalesi, inglesi, neozelandesi, sudafricani e italiani da una parte; tedeschi, austriaci, turkmeni e italiani della R.S.I dall’altra.
Fino a quando, preceduta da un violentissimo bombardamento tra Cotignola e San Potito nella tarda serata del 9 aprile, l’offensiva alleata del giorno successivo avrebbe messo in moto tutto lo schieramento militare in Italia, da tempo assestato lungo la Linea Gotica invernale.
Dopo tre settimane la guerra dei grandi eserciti si poteva dire conclusa, ma il Senio rimaneva ancora tristemente noto come “valle delle mine”, per via delle migliaia di ordigni lasciati in quei mesi da tutti i contendenti.
Ancora oggi sono oltre 40 milioni i contatti telematici che, da tre continenti, individuano il Senio River come fiume della storia.

Giuseppe Masetti