Davanti alla casa dalle finestre incelofanate (18/07/2011)

Sono davanti alla casa. David Loom se ne sta al buio, solitario, silenzioso, davanti alla sua casa.

Per alcuni giorni fino alle 2 di notte ha lavorato con il suo PC in questa casa magica dalle finestre incelofanate che la proteggono dalla pioggia.

Non vuole fare la casa delle streghe o degli spiriti, vuole fare un casa dei colori che sfuggono e si accoppiano con le musiche. Note dolci e ritmate, guizzi improvvisi di luci dai colori e dalla atmosfere macchiate.

Ha studiato e osservato ogni finestra, il celofan, le macchie, i colori, le sfumature, le sbavature le conosce come un uccello conosce il suo nido.

Ha tessuto il tutto con il suo PC, uno strumento di crisi delle relazioni umane, dalla sovrabbondanza delle visualizzazioni inutili, superflue, infinite, eppure lui questa casa magica, raccontata dal Fisico e da sua figlio Alessandro, pietra su pietra, percorsa in ogni stanza con i suoi impianti, vissuta come una creatura dell’illusione, è così allegra e poetica, suggestiva e strana da trasformarla in un ambiente della fantasia onirica.

Dunque, anche i PC hanno un’anima.

David è di una dolcezza infinita, come Massimiliano, suo fratello direttore marketing della ditta P Bart, che conosco da più di dieci anni a cui mi unisce una filo dei sentimenti che si è intrecciato dentro di me.

Cosa dire di David che mi spiega come questa sua casa non vuole fare paura, anche se qualche bambino difronte ad un improvviso tuono o rumore o cane che abbaia ha pure pianto, forse un pianto della magia.

La nonna passa con il nipote e racconta con voce affabulatoria per non spaventare e per farlo volare : “questa è la casa delle fate!!” Ma non c’è nulla da spaventare perchè questa casa è dolce, è curiosamente bella e suggestiva, immersa nel buio di una campagna attraversata dal Senio.

Un’altra, con la voce scherzosa, annuncia forte come fosse un saluto: “questa è la casa delle streghe!!!

David è li che ascolta. Annota le sensazioni e ripete ancora con quella sua voce semplice che lui non voleva fare una casa delle streghe o dei fantasmi.

Per quanto uno si sforzi di fare una cosa bella che non vuole fare paura - perchè David è incapace di fare male e paura - la casa solitaria in campagna con le finestre incelofanate evocherà sempre la casa dei fantasmi.

A David manca la moderna malattia del narcisismo artistico, esibito. Non ha la virtù moderna di sgomitare e di emergere facendo male. Anche se mi racconta, quando gli chiedo: “dove hai preso quella pila strana di luce che hai in testa?”, “l’ho presa durante una tournè. C’era il tipo che gestiva il teatro, ignorante e scortese, che mi trattava male, con superiorità ed arroganza.” “Allora - ricorda sempre con il suo sorriso garbato - in quella occasione gli ho messo il freno, e così quella pila da testa, tedesca, quella luce che mi avevano dato per lavorare me la sono portata via. Era il minimo che potevo fare, per controbattere alla loro arroganza."

David è il ragazzo che può rubarti una luce, perchè lui con la luce e il colore ci lavora.
Ci lavora con i sentimenti, la tecnica del PC e te la restituisce con la sua trama. E’ lo specchio della sua anima artistica.

David è un grande, è un grande per quei suoi colori virtuali e quell’intreccio che si divide in mille sensazioni. E’ un grande per la semplicità del suo sguardo, la timidezza della parola che non cerca di stupire con effetti speciali, ma che spiega semplicemente quello che fa. Non so dire parole di critica d’arte.

Conosco solo tre parole di critica d’arte: bello, brutto, non so, ci devo pensare.
La casa è bella, anzi molto bella.

David ha composto le sue musiche della casa, escluso un pezzo giapponese molto popolare, un po’ sempliciotto, che ha scelto perchè allegro o per un’altra ragione che non ricordo più.

Un altro passa e dice: “E’ la casa dei fantasmi per chi crede ai fantasmi!! Lo dice con un punta di sarcasmo, da non credente di ferro. E’ Michele, un fusto alto 1,80, muscolose e possente, artigiano-artista. E’ caduto dal 4 piano di un’armatura, si è mezzo sfracassato, ma dopo poco tempo con le ossa rotte è ritornato al lavoro. Non ha paura di niente. lo vorresti avere come amico, perchè ti restituisce forza. E continua ad avere il fisico bestiale, di un uomo forte che non crede ai fantasmi.

Alla fine posso solo consigliare e dire a tutti: “venite a vedere la casa di Loom!!!. E’ quella di David Loom per stasera , ma è quella di Alessandro, figlio del Fisico. Babbo e figlio, così diversi, così vicini. Il babbo, un fiume poetico in piena, l’uomo dell’alba, il figlio più riservato, sarcastico, ironico, generoso, di un’ironia che esce piano piano, frequentandolo. Babbo e figlio fanno i contadini, lavorano insieme tutti i giorni nella loro azienda agricola moderna, che ha realizzato proprio quest’anno un impianto di Kiwi che sembra una grande opera architettonica.

Se tu chiedi al figlio, dice di suo padre: “mio babbo ha delle botte d’arterio, bisogna accontentarlo”. E se tu chiedi al babbo, dice del figlio che certe volte gli staccherebbe la testa perchè gli fa venire un nervoso per certe sue impuntature.

Non date retta a me, sto solo raccontando quello che mi passa per la testa, anch’io con le botte d’arterio del Fisico che mi fanno travisare i fatti.

Ma la casa c’è, ve l’assicuro, c’è ancora per questa sera. Non potete mancare di vederla.


Mario Baldini
18 luglio 2011