Le martellate sulla lapide dei martiri del Senio (08/04/2012)

Il 25 aprile verrà inaugurata la nuova lapide realizzata dall'Anpi di Lugo.

 

Nella notte del 5 marzo 2012 hanno distrutto la lapide dei Martiri del Senio di Lugo, dove erano riportati i nomi dei setti ragazzi antifascisti, fucilati dai nazifascisti e gettati nel fiume Senio il 26 ottobre 1944.

"Dai, picchia forte su Renzo, rompigli la faccia, questo figlio di puttana comunista."
"Hei!! Ferma. Arriva un'auto. Attenti, nascondiamoci."
"E' passata, dai, forza, fai presto." "Guarda che non venga nessuno".
Bomb, un'altra botta con la mazza nella faccia di Gianni, 17 anni, studente.
"Adesso faccio presto a spaccare la faccia a questi sette sfigati partigiani, morti."
"Così, domani, tutti grideranno..." "ah ah aha ah" e giù a ridere di soddisfazione, come quelli dell'Aquila che ridevano per il terremoto, perché così avrebbero fatto i soldi.
Ho pensato al martello, alla mazza di questi qua che nella notte arrivano di nascosto per spaccare la testa a 7 ragazzi, dai 17 ai 23 anni, che sono sulla lapide dei Martiri del Senio.
Sette partigiani, lavoratori, ragazzi morti 67 anni fa. Ammazzati e gettati nel fiume. Alcuni di loro non si sono più ritrovati. La loro mamma e il loro babbo non li hanno neanche seppelliti.
Questa lapide è come fosse la loro tomba.
Tutti gli anni i parenti qui ritornano e li ricordano.
Da quando organizziamo "Nel Senio della memoria", la camminata della pace Cotignola-Alfonsine, da otto anni ormai, li ci fermiamo. Lì abbiamo cantato e suonato con tanti gruppi di giovani. Con tanti giovani presenti.
Noi arriviamo a piedi da Cotignola e un altro gruppo, più anziano, arriva in corriera da Lugo, poi se ne aggiungono tanti altri. Ci sono anche le autorità. I Sindaci del nostro territorio.
Qui c'è un ritrovo della pace.
Su un tronco d'albero in cemento, ci sono le fotografie di questi ragazzi. La gente si ferma, guarda. Qualche nonno spiega chi sono questi ragazzi della lapide, con la faccia da grandi. Allora le foto dei ragazzi non c'erano. Quando si faceva una foto era un avvenimento, e si vestivano bene da festa, con sguardi seri. Uno a 17 anni, forse aveva solo una foto.
Il secondo anno della camminata, nel 2004, Paolo Parmiani raccontò questi ragazzi. Memorabile. Li ricordò tutti, ad uno ad uno, alla sua maniera, davanti a centinaia di noi assiepati sull'argine del Senio, vicini alla lapide. Alla fine piangemmo. Ci commuovemmo, tutti.
Incontrai Augusto, scomparso da alcuni anni, con le lacrime. Lui li conosceva questi ragazzi. Erano forse amici partigiani.
Tutti gli anni incontro Pietro, il ragazzo di Cotignola di 18 anni, che faceva le carte d'identità false per gli ebrei, per salvarli dalle leggi razziali e dai campi di concentramento.
Tutti gli anni Pietro, davanti alle loro foto, il 25 aprile, alle ore 11, davanti ai Martiri del Senio...che poi loro non l'hanno mai saputo di essere stati i Martiri del Senio. Chissà cosa avrebbero detto. "Martiri? Vala chevat da lè". Parlavano in dialetto. Forse conoscevano solo quello, erano operai, contadini.
Anche da loro è nato il miracolo della nostra Costituzione
Ogni anno, Pietro mi saluta, mi incoraggia, mi racconta, sorride. Ogni anno c'è Pompeo con il suo sorriso cordiale.
Noi ci siamo, ci ritorniamo il 25 aprile. Loro non ci sono. Qualcun di loro potrebbe ancora essere al mondo.
Adesso vorrei sentire la voce dei ragazzi di adesso. Siamo quelli della camminata del Senio.
"Ma, dimmi, tu che picchi nella faccia di quello là, ammazzato 67 anni fa, che gusto ci trovi a spaccargli di nuovo la faccia, a rompergli le ossa. Lui che forse non ha mai fatto l'amore in tutta la sua vita. Cosa pensi di guadagnarci?"

Mario, uno dei tanti di Primola della Camminata del Senio
8 marzo 2012

 

Chi erano i sette ragazzi
Il 20 ottobre 1944, nella zona tra Lugo e Cotignola, Brigatisti Neri e Nazisti organizzano un rastrellamento per colpire, senza che azioni recenti contro di loro diano il pretesto della rappresaglia, un gruppo di giovani partigiani delle frazioni di Barbiano, Zagonara e del sud del Lughese.
Nel corso dell’operazione vengono catturati:
- Luigi Ballardini (Gigetto), 18 anni, di Barbiano, che lavora a Lugo come apprendista meccanico ed e’ responsabile del Fronte della Gioventù comunista del suo paese;
- Renzo Berdondini, di 17 anni, contadino, che risiede nella periferia di Lugo, in via Madonna di Genova, ed e’ stato uno dei primi ad entrare nella Resistenza, subito dopo l’8 settembre ’43. Organizza distribuzione di propaganda, azioni di sabotaggio e recupero di armi disarmando nemici, dimostrando notevoli capacità organizzative e politiche, fino a diventare Comandante della 3° sottozona GAP, SAP e del Fronte della Gioventù di Cotignola, Budrio, Barbiano, Zagonara e del Lughese del sud. Crede nel valore della cultura, “Impossessiamoci di una preparazione culturale e politica che ci permetta di essere maggiormente utili”, diceva, e cerca di abituare i suoi compagni allo studio, oltre che all’azione. Ammalato, viene prelevato dal letto di casa.;
- Giovanni Dalmonte, 18 anni, di Lugo, meccanico, Caposquadra partigiano. E’ attivo nelle azioni di propaganda e sabotaggio, delle quali va fiero, quando s’accorge del pericolo incombente cerca di dare l’allarme e di distruggere carte compromettenti per altri compagni;
- Domenico Facciani (Minghì), 20 anni, di Lugo, contadino. Semplice e taciturno, resiste con coraggio alle torture inflitte;
- Giorgio Folicaldi, 15 anni, di Lugo, apprendista. Orfano dei genitori, viene strappato dalla casa degli zii, e, nonostante la giovanissima età, sa sopportare con forza d’animo le sevizie nazifasciste;
- Carlo Landi (Matto), 20 anni, di Lugo, segantino. Esuberante e ardito, sempre pronto a partecipare alle azioni individuali e collettive, su di lui i repubblichini lughesi sfogano la loro ferocia, torturandolo orribilmente.Quindi lo uccidono, il 25 ottobre, ai piedi della Rocca, lasciandolo esposto come ammonimento del loro lugubre sadismo;
- Floriano Montanari (Sestri), 23 anni, di Lugo, meccanico, Caposquadra partigiano;
- Gianni Montanari, 17 anni, fratello di Floriano, studente e partigiano.

Trascinati al Comando della Brigata Nera nella Rocca di Lugo, vengono interrogati e torturati selvaggiamente fino al giorno 26, poi, i 7 superstiti, in condizioni pietose, sono consegnati ai Nazisti, che, in una mattinata plumbea, li trascinano nella golena del Senio in piena. Lì, fatti scendere verso la fiumana, vengono fucilati uno alla volta e i loro corpi fatti rotolare in acqua.
Il cadavere martoriato di Giorgio Folicaldi riaffiorò dalla melma il 2 dicembre 1944, quelli di Renzo Berdondini, Giovanni Dalmonte e Gianni Montanari vennero ritrovati il 30 maggio 1945 da parenti e amici volontari, che scandagliarono l’alveo del Senio fino ad Alfonsine, rischiando di incappare nelle mine lasciate dal fronte.
Di Domenico Facciani, Luigi Ballardini e Floriano Montanari non si è trovata più traccia.

A cura di Gian Luigi Melandri (Ist Storico della Resistenza)